Clara Cloro

Intervista a Clara Cloro, illustratrice, graphic designer, tatuatrice e pittrice.

Clara Cloro
Tutte le immagini e le foto in questa pagina per gentile concessione dell'artista.

In questa intervista, Clara Cloro ci racconta il suo particolare modo di esplorare la sessualità, la nudità e il corpo attraverso tatuaggi, disegni e quadri.

Descrive il suo uso del corpo come un modo di normalizzare questi argomenti e racconta le sue esperienze in giro per il mondo e la scoperta di sé stessa durante un periodo di studio negli USA.

Ci anticipa anche alcuni progetti su cui sta lavorando tra cui un nuovo libro che esplorerà i corpi femminili e due giochi da tavolo a tema coming out.
Clara Cloro infine racconta le difficoltà incontrate durante la sua carriera artistica e le collaborazioni con altre artiste e artisti.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artiste e artisti LGBTQ.

Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Clara Cloro. Benvenuta.

Clara Cloro: Ciao, Guido. Grazie per avermi invitata qui.

Clara

L'origine del nome d'arte e la passione per la piscina

Iride: Il tuo nome deriva dal tuo amore per la piscina. Vai ancora in piscina e soprattutto vai ancora in piscina senza occhialini?

Clara Cloro: Vado ancora in piscina perché serve tantissimo, soprattutto per chi fa un mestiere come il mio che resta seduto per tantissime ore al giorno e però devo mettere gli occhialini adesso perché tatuando ho bisogno di una vista molto limpida e attenta quindi il cloro non è proprio il massimo. Allora piscina sì, occhialini sì.

Iride: Nel 2012 hai fatto la tua prima mostra personale che si intitolava "Se questo non è cloro, io sono una Parnaffa". Che cos'è una Parnaffa?

Clara Cloro: Inizierò ridendo tutte le mie risposte.

Allora la Parnaffa... Intanto mi fa ridere che questo nome sia rimasto nell'internet e che qualcun altro l'abbia scoperto e si chieda che cos'è. La Parnaffa è una creatura con becco da papera, corpo da donna, che indossa sempre una bella gonna. Era il personaggio di una storia in rima che ho scritto tanto tempo fa insieme a mio fratello.

Era stato un po' un gioco però da lì diciamo che sono partite tante storie e ci sono tanti altri personaggi che hanno dei nomi inventati come questo tipo il Velvaloblave, la Finforasoffa.

Sono tutte custodite nei miei cassetti queste creature, ma chissà se un giorno qualche altra mostra prenderà il nome di qualche altro mostro strano così.

L'inizio del percorso artistico e l'infanzia

Iride: Hai iniziato a disegnare con la Parnaffa o era già qualcosa che facevi prima?

Clara Cloro: No, il disegno è arrivato molto prima. È arrivato da quello che posso ricordare già all'asilo. Disegnavo già all'asilo. Uno dei primi ricordi legati al disegno sono i Biker Mice. I Biker Mice da Marte famosissimo cartone degli anni Novanta ed era uno dei soggetti che mi veniva richiesto dai compagni di asilo.

Mi chiedevano di disegnarlo.

Sono rimasti un bellissimo ricordo e non ho più rivisto il cartone dopo quegli anni, però ogni tanto ci ripenso. Non so perché, ma questi topi che arrivano da Marte con le moto, che combattono il crimine mi hanno sempre affascinata.

Iride: Magari tra qualche tempo li tatuerai su qualcuna o qualcuno particolarmente appassionato perché fai anche la tatuatrice da qualche tempo.

L'esperienza come tatuatrice

Iride: Come hai iniziato a disegnare sui corpi?

Clara Cloro: Sarebbe bello tatuare un Biker Mice. Buttiamolo così. Mettiamolo nell'etere se qualcuno ha questo desiderio saprà dove contattarmi alla fine del podcast. L'idea di tatuare è arrivata alla fine della laurea magistrale quando ho deciso l'idea di lavorare in un'agenzia di grafica comunque, in un contesto del genere non faceva per me e e volevo fare qualcosa che invece fosse legato al disegno che mi permettesse di disegnare sempre perché il disegno è la mia passione più grande. Penso che sia una delle delle cose principali che mi definiscono come persona.

 E quindi degli amici mi hanno regalato un kit per per cominciare a tatuare e all'inizio ne sapevo talmente poco che ho dovuto guardare un tutorial su youtube per capire come montare la macchinetta e la stavo tenendo dalla parte sbagliata. Poi da lì è iniziata questa avventura che all'inizio era un po' strana e pensare di tatuare, di fare un segno permanente sulla pelle di un'altra persona all'inizio fa paura.

Poi un po' per volta diventa più naturale e poi si capisce che non è proprio il tuo disegno, non è solo un tuo disegno che diventa far parte della persona, ma è un qualcosa che si costruisce insieme. Un'idea un sentimento che parte dall'altra persona che poi tu con il tuo disegno in qualche modo traduci in segno e tu diventi un veicolo per esprimere il pensiero di qualcun altro che poi prende vita e prende forma sulla sua pelle.

Quindi questa cosa è bella.

Il significato dei tatuaggi e il soggetto preferito

Iride: Che cosa ti piace di più tatuare?

Clara Cloro: Il soggetto che mi piace di più perché lo sento molto mio sono le mie casette destrutturate e disarticolate. Questo è un tipo di disegno che ho sempre fatto. Sai quei disegni che fai al telefono quando non pensi, quando metti a tacere la parte sinistra del cervello e la parte destra prende il sopravvento e cominciano a uscire linee e angoli.

Poi ho dato più una forma e un significato a queste costruzioni, queste architetture che venivano fuori che nascevano sulla carta e le interpreto come appunto delle casette, i luoghi della mia vita e avendo vissuto in vari posti nel mondo le case sono sempre uno spazio ricorrente.

E poi, da un altro punto di vista, impari tu stesso ad essere la tua casa perché dove sei tu alla fine o dove c'è la tua famiglia, insomma le persone che che ti vogliono bene, quella è la tua casa e quindi disegnare una casetta su una persona, o tatuare una casa su una persona vuol dire un po' questo: quindi essere la casa di sé stessi o portarsi sempre, sempre dietro in diverse case di diversi spazi gli affetti che ci costituiscono, che ci compongono.

L'importanza del viaggio e dell'esperienza all'estero

Iride: Tatuare ti ha portato a lavorare in diverse città italiane. Hai anche lavorato spesso in giro per il mondo.

Sei stata a Berlino, a Malmo, a New York e quando eri bambina ti sei spostata spesso di continente in continente seguendo la la tua famiglia: che cosa significa per te viaggiare e migrare?

Clara Cloro: Viaggiare e migrare sono una parte che mi identifica come persona perché, come hai detto tu, è qualcosa che ho fatto sin da quando sono piccola. Ho vissuto vari anni in Messico, in Venezuela e poi in altri paesi e viaggiare per me significa conoscere altre persone e entrare a contatto con altre culture e arricchirsi, imparare, imparare dagli altri, vedere come si fanno le cose in altri posti, cosa si mangia in altri posti, come sono fatti i supermercati e poi portarsi dietro dei pezzetti di tutti questi altri posti, di tutte queste cose nuove e ci si arricchisce, si cambia per forza, ci si trasforma un po'. Quindi viaggiare secondo me vuol dire trasformarsi e crescere.

Le Domonaute

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La creazione della graphic novel 'Domonaute' durante la pandemia

Iride: Nel 2020 per Asterisco Edizioni hai fatto uscire le Domonaute in cui hai raccontato di un periodo in cui non hai viaggiato, non hai potuto muoverti e sei rimasta all'interno di un'abitazione: il periodo della pandemia e del Covid.

Come hai vissuto quel periodo e cosa ti ha portato a fare questo libro?

Clara Cloro: È stato un periodo bello impegnativo.

Da una parte perché mi sono ritrovata a dividere lo spazio della casa con la mia famiglia che ha sempre vissuto e viaggiato all'estero e invece in quel periodo, per varie circostanze, ci siamo ritrovati tutti qui e quindi per forza di cose lo spazio era più affollato e quindi il mio spazio vitale si è ristretto. E poi è stato impegnativo perché essere forzati in casa, in uno spazio chiuso si è rivelato essere più difficile di quello che pensassi.

Credevo che con i disegni, con i fogli e le tele sarei stata bene, perché comunque lavoro sempre o da casa o nel mio studio quindi son spesso ferma in uno spazio chiuso, però è la forzatura, l'obbligo, la non possibilità, la non libertà di poter decidere di fare una passeggiata, di andare all'edicola o di andare al parco con il cane è stato asfissiante.

Quindi da qui è nata l'idea di scrivere questa graphic novel, un po' ibrida, perché ci sono anche molte parti di testo, non è solo fumetto, in cui raccontare di questo periodo anche perché l'inizio della pandemia è coinciso anche con il momento in cui ho conosciuto Laura.

E quindi stavano succedendo tante cose insieme e forse anche il fatto di non potersi vedere, di non potersi frequentare veramente ha appesantito ulteriormente la mia situazione e allora un po' come valvola di sfogo ho cominciato a disegnare e poi parlando con degli amici che sono all'estero e che quindi non stavano vivendo la pandemia come l'abbiamo vissuta noi soprattutto all'inizio, queste persone mi hanno detto "perché non provi a scrivere, a fare proprio una graphic novel"?

E allora poi ho proposto questo progetto ad asterisco ed è stato accolto e l'abbiamo realizzato in tempo record perché ho cominciato i disegni e la scrittura ad aprile e a giugno, in occasione del pride, era già pubblicato, già pronto.

È stato un periodo in cui non ho potuto viaggiare all'esterno però, come suggerisce il nome della graphic novel "Domonaute", è stato un viaggio dentro la casa, un viaggio introspettivo e infatti il fumetto è una rappresentazione realistica di tutto quello che è successo e di tutto quello che mi passava per la testa.

Infatti ci sono vari momenti in cui cerco di evadere con il pensiero, esco dalla finestra o volo sospesa sul letto.

L'inserimento di elementi personali nei lavori

Iride: Inserisci sempre un po' di te nei tuoi lavori e anche nei tatuaggi che fai o è un'eccezione?

Clara Cloro: Direi che ci sono sempre io e penso che sia impossibile escludere se stessi dai lavori che si fanno. Anche chi lavora in modo astratto credo sempre che ci sia una parte del proprio subconscio che emerge perché alla fine siamo noi e quello che si produce viene per forza da qualche parte e quel "qualche parte" è il subconscio che trova un modo per esprimersi attraverso i segni.

Iride: C'è stato un momento nella tua vita in cui hai deciso di diventare un'artista o è nato un po' per caso?

Clara Cloro: Non è stata una decisione. È qualcosa che c'è sempre stato e infatti da quando ne ho memoria ho sempre disegnato e poi ho seguito vari corsi di disegno. In realtà non è stato così automatico andare a fare il liceo artistico perché ho avuto un attimo un momento in cui pensavo di voler fare il classico, ma non era proprio, non era la strada.

È stato un susseguirsi di passi tutti sullo stesso sentiero che mi hanno portata qui.

Non so se mi sento proprio un artista. Sento di essere una persona che produce tante cose, che fa tante cose. Mi piacciono tutti i mezzi

dell'arte: la stampa, la pittura, il disegno, suono anche un pochino.

Non so se sono un'artista e forse sono gli altri che ti danno questo questo titolo. Però è qualcosa che c'è sempre stato e che sto portando avanti e penso che continuerò a fare sempre.

L'approccio all'erotismo e alla sessualità nell'arte

Iride: Nei tuoi lavori racconti spesso di circhi, di bestie, di animali mitologici e di altri elementi di questo tipo ma ogni tanto inserisci anche, anzi piuttosto spesso, degli elementi pornografici o comunque legati all'erotismo.

Che cosa significa per te il porno e l'erotismo?

Clara Cloro: C'è stato un momento in cui questi questi elementi sono entrati a gamba tesa nel mio modo di disegnare, nei soggetti che disegnavo ed è stato quando ho studiato negli Stati Uniti per un semestre, sono stata lì in scambio per un periodo. E lì ho avuto modo di conoscermi più a fondo, di fare esperienze nuove, di comprendere meglio la mia sessualità, il mio orientamento e di conoscere tante persone che avevano già fatto questo percorso e che sapevano già chi fossero.

C'è stato questo avvicinamento alla sfera sessuale per cui ho cercato un modo che mi fosse vicino e che mi permettesse di capire meglio questo questo cambiamento e di capire cosa stava succedendo, ma anche un modo per avvicinarmi proprio a tutta la sfera sessuale.

Da lì sono nati degli esperimenti grafici di stampe d'arte, tra cui una serie che ho chiamato Soft Pornography in cui usando appunto delle forme che ricordano quelle dei genitali maschili e femminili però con dei colori molto vivaci ho cercato appunto un modo che fosse mio per entrare dentro questo mondo e sentirlo più vicino a me.

 Conoscere e imparare qualcosa in più su se stessi a volte può intimidire e invece usando questo tramite, che è così familiare per me, è stato più accogliente.

E quindi la pornografia, o meglio il mio modo di rappresentare i corpi, per me è un modo per conoscere me stessa, per conoscere appunto la sessualità e però anche il fatto di usare il corpo come soggetto nei miei quadri, miei disegni, anche in alcuni tatuaggi è un modo sempre per normalizzare l'argomento della sessualità, della nudità, del corpo, della fisicità del corpo, delle parti del corpo che troppo spesso, molto spesso sono nascoste.

È un modo per per parlarne, per normalizzarlo, per avvicinare le persone, per mostrare un altro tipo di pornografia.

Tra virgolette pornografia. Nel senso un momento, uno spazio in cui i corpi sono questo: sono solo dei corpi, sono dei soggetti che hanno le loro parti e con tutti questi colori, molto colorati e non oscuri.

L'idea è quella di rendere accogliente questo concetto, rendere accogliente l'idea della della sessualità l'idea di un corpo nudo che non deve essere visto per forza come un tabù, ma come lo è stato nel mio caso può essere la porta per un percorso che ti porta all'accettazione di te, del se.

Iride: Poco fa hai raccontato di un tuo periodo all'estero negli stati Uniti in cui hai scoperto te stessa e hai avuto modo di confrontarti con molte persone. Che cosa ha prodotto a livello artistico quel periodo?

Clara Cloro: Ha prodotto questa serie di di stampe di libri d'artista che si chiama Soft Pornography e poi da lì sono nate tutta una serie di tele nuove a cui sto lavorando anche adesso e penso che sia sempre lo stesso concetto che viene rielaborato, portato avanti, viene arricchito di altri elementi che si sedimentano nel subconscio e che poi cercano di trovare un modo per uscire.

La creazione di giochi da tavolo sul tema del coming out

Iride: Hai raccontato che ti piace sperimentare con mezzi espressivi diversi e uno dei mezzi che hai utilizzato è il gioco da tavolo.

Clara Cloro: Ecco, questo è un altro progetto che è nato dopo l'esperienza negli Stati Uniti. Rientrata in Italia dovendomi laureare ho scelto di portare avanti sempre questo discorso sull'orientamento sessuale e da qui sono nati appunto due giochi da tavolo che hanno come argomento centrale il coming out.

Non sono degli strumenti per fare coming out ma sono due giochi che sono pensati per creare degli spazi sicuri, dei momenti sicuri in cui cominciare una conversazione a proposito del coming out.

Sono due giochi diversi.

Uno si chiama Resti in Famiglia ed è pensato per le famiglie in cui uno dei componenti ha fatto coming out da poco e ripropone all'interno del gioco le dinamiche familiari in un percorso che ti porta a ottenere una ricca eredità. Non spoilero niente perché chissà, magari ci giocheremo insieme. E però alla fine del gioco c'è diciamo un plot twist che ti fa reinterpretare completamente tutte le azioni e tutto il gameplay svoltosi fino a a quel momento.

Quindi questo è pensato per le famiglie perché durante la ricerca di laurea è emerso che uno dei momenti cruciali nella vita di una persona non eteronormativa è quella del coming out con la famiglia e che purtroppo ancora oggi molto spesso porta alla rottura della famiglia e alla non accettazione e quindi a conseguenze drammatiche per tutti, ma soprattutto per la persona che ha fatto coming out.

Quindi questo gioco cerca di creare appunto un pretesto e uno spazio sicuro dove poter riaprire una conversazione e cercare di avvicinare i membri della famiglia e portare verso un'accettazione o comunque iniziare dei passi verso l'accettazione.

Il secondo gioco invece si chiama Let's Come Out ed è penso l'unica circostanza in cui anche una persona eterosessuale deve fare coming out.

Ovviamente l'orientamento è un orientamento assegnato durante il gioco, non il proprio, ci mancherebbe. Però nel gioco sono riproposte delle dinamiche tipiche della società che appunto si basano su stereotipi e pregiudizi per cui, a seconda del tuo orientamento, puoi essere limitato nei movimenti in alcune in alcuni momenti del gioco. E poi c'è tutta una parte sulle parole e sul togliere il peso alle parole e cercare di togliere l'accezione negativa alle parole.

Tutti questi elementi messi insieme ti portano poi ad arrivare alla fine nel momento in cui devi fare coming out. Entrambi i giochi sono stati provati più volte e sono stati apprezzati tutte le volte. Io mi diverto tantissimo a guardare persone che litigano e che si comportano come se fossero membri della stessa famiglia e quindi ci sono questi momenti in cui si bisticcia oppure qualcuno che cerca di fare outing a qualcun altro quando si gioca all'altro gioco.

Credo che siano ancora attualissimi e spero di riuscire a trovare il modo, il tempo e i mezzi per pubblicarli in modo che ci possano giocare più persone possibili e spero che queste persone riescano a trarre qualcosa di positivo da questi giochi.

Iride: Che reazione ha il pubblico quando gioca ai tuoi giochi e in generale quando si interfaccia col tuo lavoro?

Clara Cloro: Per quanto riguarda i giochi all'inizio c'è sempre un po' di diffidenza soprattutto perché quando si provano in contesti pubblici spesso ci si ritrova a giocare con persone che non si conoscono e quindi è più difficile lasciarsi andare. Però dopo le prime due o tre mani, c'è sempre qualcosa che si sblocca e viene un po' fuori un po' una competitività, un po' una voglia di provare davvero che è anche la la magia del gioco di creare uno spazio magico dentro cui liberarsi e vivere senza le preoccupazioni della realtà. E quindi poi dopo si lasciano andare tutti e ci sono sempre tanti schiamazzi, tante risate e mi piacciono di solito di solito responso positivo.

Invece per quanto riguarda i quadri e gli altri lavori che faccio... mi è venuto in mente subito dei quadri, perché le persone di solito non si aspettano di vedere quel tipo di disegno dopo aver visto i miei tatuaggi. Perché i tatuaggi sono molto, molto grafici, molto puliti e molto leggeri. Li sento molto leggeri e invece nei quadri c'è un po' più di pesantezza.

Ci sono più strati di lettura e ci sono sicuramente più macchie e meno pulizia e quindi penso che ci sia appunto un po' di di sorpresa nel vedere come ci possano essere tante facce diverse e tante proposte diverse da una persona sola. E a volte può essere anche un po' un'arma a doppio taglio perché magari a chi piacciono i tatuaggi non piacciono i quadri, non si rivede nei quadri.

Iride: Secondo te perché c'è una così grande differenza tra i lavori che fai quando tatui e quando invece dipingi o comunque ti occupi di altre forme espressive?

Clara Cloro: Penso principalmente perché il tatuaggio è pensato per un'altra persona e quindi non ci sono solo io nel tatuaggio ma c'è anche un'altra persona, ci sono le sue emozioni, i sentimenti e quello che vuole rappresentare l'altro e poi perché il tatuaggio in sé come tecnica richiede una certa pulizia.

Nei quadri invece penso che ci sia la presenza piena del mio subconscio e di quello che ho in testa che nonostante io non vincoli in qualche modo, perché di solito quando comincio una tela non ho idea di che cosa farò, non non preparo una bozza prima e quello che viene fuori è è sempre qualcosa che in quel momento ho in testa e magari non sapevo di aver bisogno di tirare fuori.

Il conflitto tra espressione personale e commerciabilità nell'arte

Iride: Il fatto che i tuoi tatuaggi e i tuoi quadri siano così diversi, che reazione provoca nelle persone?

Clara Cloro: Allora sono sorpresi di vedere che la stessa persona riesca a fare o faccia cose così diverse e in me crea un po' un piccolo conflitto diciamo tra il voler esprimere me stessa e realizzare cose che piacciono a me e il dover essere riconoscibile per riuscire a a vendere, perché alla fine nel mondo dell'arte c'è anche questo aspetto e anzi soprattutto penso in questo momento l'essere commerciabili e poter essere venduti e vendere tanto è una cosa che pesa tanto su chi crea contenuti o chi crea cose in generale.

Quindi c'è un po' questo tentativo di trovare un equilibrio tra voler vendere e voler fare cose che piacciono a me, ma anche il voler essere riconosciuta nelle cose che piacciono a me e il fatto che magari qualcun altro si riesca a riconoscere in queste cose più personali e che quindi voglia avere, possedere qualcosa di mio di così personale, e non soltanto, quindi realizzare qualcosa che so che piace al pubblico e che quindi so di poter vendere.

Perché alla fine qualcosa che non ti insegnano a Brera e non te non te la insegnano mentre fai l'apprendista tatuatore è che diventi in pratica imprenditore di te stesso e quindi devi saperti vendere in qualche modo.

E perciò quello che fai alla fine deve essere pensato per essere venduto. Io vivo spesso questo conflitto interiore, questo tentativo di trovare un equilibrio tra fare qualcosa che piace agli altri o fare quello che piace a me.

E quindi quando creo dei quadri in cui metto appunto il mio subconscio e metto le cose che piacciono a me molto spesso le persone che magari mi seguono su Instagram e che sono abituati a vedere i tatuaggi non mi riconoscono e di conseguenza non si riconoscono in questi lavori e perciò con i quadri è più difficile per me venderli però io li sento molto vicini, molto forti e e non riesco a convincermi a dipingere qualcosa che so che potrebbe piacere di più agli altri ma che rappresenterebbe meno me stessa.

Quindi si va avanti così, con tantissime tele che si accumulano nel mio studio e che ogni tanto riesco a esporre in qualche locale, in qualche galleria. C'è una galleria a Milano con cui collaboro, che ha alcuni dei miei lavori. Si tratta della Key Gallery a Milano in zona Isola. Non sono sempre esposti perché fa tante mostre temporanee. Però se se si cerca sul sito si possono trovare alcune delle mie tele nel catalogo.

Però comunque questo conflitto persiste continua e penso che faccia parte un po' di questo mondo e non credo di essere l'unica ad aver dovuto fare i conti con questo aspetto del mondo dell'arte.

Progetti futuri e collaborazioni con altri artisti

Iride: Hai qualche progetto futuro in cantiere, ti vedremo su qualcosa di nuovo a breve?

Clara Cloro: Sì, sì, sì. Sto lavorando a un libro nuovo: è un'altra graphic novel ibrida di cui io sono coautrice. Quindi mi occupo principalmente della parte dei disegni, della parte illustrativa. Parlerà di corpi femminili diciamo, di donne e di qualcosa che si dà per scontato. Qualcosa che si pensa che sia essenziale per essere una donna e che però molto spesso non lo è. Non posso ancora entrare nel dettaglio perché è un work in progress e quindi è tutto ancora segreto. Però posso dire che uscirà verso metà gennaio.

Iride: Quindi seguite Clara Cloro sui social che trovate in descrizione per scoprire che cosa ci aspetta a gennaio.

Ti è capitato di collaborare con altre artiste o altri artisti LGBTQ italiani ?

Clara Cloro: Ci sono degli artisti che seguo di cui non so in realtà l'orientamento, non so se appartengono alla comunità, però penso che l'arte non abbia questo tipo di confine. Di italiani in questo momento mi piace moltissimo il lavoro di Matteo Giuntini che è un artista che lavora su tele e su carta.

Luca Di Battista che anche lui si sta avvicinando al mondo del tatuaggio ma nasce come illustratore grafico.

Giulia Pastorino come illustratrice e poi la grandissima Beatrice Alemagna anche lei super illustratrice.

Queste persone sono sempre tra i miei post salvati di Instagram e guardo spessissimo, compro libri su libri.

La mia libreria è piena di libri illustrati per bambini. Non ho figli ma sono piena di libri per l'infanzia perché sono bellissimi, coloratissimi, sono di grandissima ispirazione.

Ho collaborato con altri artisti. In particolare mi viene in mente una edizione di Barta che si chiama proprio Artiste ed era una raccolta di racconti su varie artiste donne nella storia, illustrate da artiste donne contemporanee e io ho lavorato alla storia di Properzia De' Rossi che è stata una scultrice bolognese. È stato molto bello vedere il lavoro di tante persone diverse con tante mani diverse unirsi in un unico libro per parlare di donne che sono vissute tantissimi anni fa e di cui non si sa praticamente niente perché la storia dell'arte è piena principalmente quasi esclusivamente di artisti uomini.

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Iride: Ti ringrazio. Il nostro tempo termina qui. Grazie mille per essere stata con noi e potete trovare questa intervista qualche contenuto speciale, tutti i contatti per andare a scoprire meglio Clara Cloro, i social, il sito internet e quant'altro sul nostro sito iride.art e nei link nella descrizione qua sotto.

Per non perdere i prossimi episodi di Iride potete anche iscrivervi alla newsletter sul nostro sito iride.art, seguirci sulle principali piattaforme di streaming tra cui Spotify, Apple Podcast e Google Podcast, su YouTube e su Instagram. Grazie ancora per essere stata con noi e alla prossima.

Clara Cloro: Grazie a te. A presto.