Noah Schiatti

Intervista a Noah Schiatti, fumettista e illustratore.

Noah Schiatti
Tutte le immagini e le foto in questa pagina per gentile concessione dell'artista.

In questa puntata di Iride, esploriamo il percorso artistico di Noah Schiatti.

In collegamento dal Giappone dove si trova per una residenza artistica, Noah Schiatti condivide con noi la sua passione per i fumetti, discute dell'ispirazione che ha tratto dai manga giapponesi e riflette sull'importanza delle tematiche queer nella sua arte.

Descrive inoltre il processo di creazione del suo libro 'Solleone', il suo rapporto con il lavoro con altr artist attraverso il collettivo artistico Gibin Press, e il suo impegno nell'incorporare temi LGBTQ nella sua arte.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artiste e artisti LGBTQ.

Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Noah Schiatti. Benvenuto.

Noah Schiatti: Ciao. Grazie mille.

Iride: In questo momento ti trovi in Giappone per una residenza artistica. Che rapporto hai con il Giappone?

Noah Schiatti: Io volevo sempre andare in Giappone. È sempre stato un mio sogno perché comunque prima ancora che come fumettista, come lettore parto dai manga. Sono stati la mia prima ispirazione e appunto essere qua in Giappone adesso è un sogno che si avvera e unisce un po' questi due desideri e passioni che ho avuto che sono appunto i manga giapponesi e appunto essere fumettista.

Iride: Cosa significano per te i manga giapponesi?

Noah Schiatti: Sono state appunto i primi fumetti accessibili nel senso che prima ancora di andare comunque da piccolo in fumetteria, c'era l'edicola del quartiere e appunto tra gli scaffali mi ricordo che c'erano vari fumetti, quelli tipo italiani anche Tex e c'erano dei manga. Numeri vari sparsi, ovviamente e però a me hanno attratto subito i manga in bianco e nero, manga Shōnen (少年) con vari target Shōjo (少女) eccetera. E io però prendevo quelli che mi capitavano, quelli che, non so, mi piaceva la copertina, mi piacevano i disegni, poi dopo magari leggevo la storia.

Mi hanno influenzato molto e io ne sono stato molto attratto perché, molto spesso, proprio l'estetica del segno avevano questi personaggi molto androgini anche proprio nella rappresentazione, molto molto belli.

Ad esempio negli Shōjo (少女) ci sono questi ragazzi con le facce molto delicate, poi si vedono nello sfondo magari le stelline che brillano, eccetera.

Quindi questo è stato uno dei primi aspetti che che mi ha molto colpito e fin da piccolo, appunto leggevo praticamente solo manga.

Poi comunque continuando ho un po' iniziato ad avere anche dei gusti un po' più determinati e e poi pian piano è venuta comunque anche la passione del disegno, di copiare.

Copiavo appunto i manga che poi dopo comunque c'erano anche gli anime per me in televisione e da lì è nata poi credo la mia passione per il disegno.

Iride: Ci sono dei manga o delle anime che ti sono particolarmente cari?

Noah Schiatti: Uno dei più sostanziali, probabilmente è stato Naruto perché è una serie che è durata appunto molto, che mi ha accompagnato da, non lo so, scuole medie fino alla fine delle superiori.

Quindi diciamo che sono anche un po' cresciuto comunque col personaggio di Naruto che appunto cresce durante la storia.

Comunque crescendo, andando un po' a cercare un po', la mia nicchia, eccetera sono arrivati anche gli Yaoi (やおい). Un po' da più grande e quelli sono arrivati un po' anche con la scoperta di internet, dei fandom online.

Quindi c'erano Yaoi (やおい) sia originali sia però appunto online fan fiction.

Una cosa che mi ha affascinato fin da subito appunto queste persone online che scrivevano, che disegnavano di personaggi che erano ufficialmente di altre serie però li riprendevano, li rimaneggiavano come volevano, li mettevano in storie anche diverse da quelle originali e e questo mi ha sempre affascinato.

Iride: Raccontavi prima che l'aspetto androgino di alcuni di questi personaggi ti affascinava molto. Era qualcosa che ti affascinava perché rivedevi te stesso in questi personaggi o perché era qualcosa di strano e e interessante.

Noah Schiatti: Entrambe le cose, soprattutto anche crescendo, prendendo un po' più coscienza di me era interessante il fatto che appunto questi personaggi potevano essere uno o l'altro e soprattutto magari in storie che riconoscevano anche questo loro aspetto, mi viene in mente ad esempio Lady Oscar che è proprio uno cioè l'emblema anche di questa sua caratteristica molto androgina e che dice "no, io faccio il soldato".

Inizialmente questo aspetto mi affascinava e successivamente, appunto, mi rivedevo anche in queste, in queste storie

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Iride: Nel 2020 con Asterisco Edizioni hai pubblicato il tuo primo libro "Solleone". Quanto c'è della tua storia personale in Solleone.

Noah Schiatti: Premetto che non è un'autobiografia. Non è la mia infanzia uno a uno. È nato come tesi di laurea all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Come tesi dovevamo fare un fumetto. Ho detto "cavolo, a me interessa parlare comunque dell'identità di genere" e sono partito un po' dalla mia esperienza anche, perché ovviamente era la cosa che conoscevo di più, perché era quello comunque che avevo vissuto.

Come ho detto prima, non è uno a uno quello che ho vissuto io, la mia infanzia. Però ovviamente ci sono degli aspetti che ho vissuto io, anche magari personaggi. Ad esempio ci sono le amiche del protagonista che sono un po' ispirate a amicizie che ho avuto io. E anche un po' l'ambiente: loro vanno in questo bosco che sembra che non finisca mai è un po' l'infanzia che ho vissuto io.

Perché magari l'autobiografia la faccio ma tra cinquant'anni che dico magari ho vissuto un po' di più.

Secondo me si è visto che il fumetto può essere uno strumento molto personale, molto forte anche, che è una cosa bellissima che infatti ci sono molti autori anche giovani e autrici che stanno usando proprio il fumetto per raccontare di sé. Secondo me è utile per scrivere, per mettere anche un po' le idee forse in ordine però secondo me può essere anche un po' un'arma a doppio taglio che tu dici "Okay, sei tu o il tuo fumetto?".

Al momento io non voglio venire prima del mio fumetto. Io non voglio che le persone quando vedono il mio fumetto pensino a me come persona.

Io quando finisco il fumetto non è, tra virgolette, non è più mio. È delle persone che lo leggono. Io non voglio mettermi prima dei miei fumetti. Io ci sono, ma perché li faccio. Punto.

Iride: Che cosa vorresti che le persone che leggono i tuoi fumetti percepiscano di quello che hai fatto, di quello che pensavi,...

Noah Schiatti: Ho avuto un po' di persone che mi hanno anche scritto che ho incontrato, che mi hanno dato, diciamo, un feedback. Le persone più giovani mi dicevano "guarda, mi sono rivisto, mi sono rivista nel protagonista, mi sono rivisto in questi aspetti, in questi suoi comportamenti".

Oppure magari dicevano "guarda, so che non era il tema principale che hai trattato però questo aspetto, questi comportamenti li ho risentiti io per un evento che ho vissuto". E secondo me questo è un potere enorme che ha il fumetto ed è secondo me una cosa sia in positivo che in negativo, perché comunque uno può rivedere anche i propri aspetti negativi.

E poi magari mi è successo di persone magari più grandi che dicevano guarda, non è il mio vissuto quello che hai raccontato non ci vado magari neanche vicino, però è una lettura che mi è servita per capire, oppure per appunto iniziare anche un dialogo con magari, non so, i figli o semplicemente anche con delle altre persone.

Iride: Negli anni ottanta e negli anni novanta era piuttosto comune vedere al pomeriggio in TV anime come appunto Lady Oscar, Ranma 1/2 e altri di questo tipo in cui la rappresentazione androgina o comunque a in alcuni casi anche trans- transgender in qualche modo, era molto molto forte.

Secondo te la situazione è diversa adesso o è ancora possibile vedere cose del genere in TV o comunque sui media mainstream?

Noah Schiatti: No, assolutamente adesso c'è molta più rappresentazione crossmediale in generale sia letteratura, fumetti che soprattutto, credo anche serie T V che assolutamente è un bene. Però in realtà una cosa molto secondo me anche molto interessante sono le produzioni, diciamo produzioni dal basso, quelle più indipendenti, che sono anche nate grazie comunque a internet.

C'è un po' questo doppio binario di autoproduzioni che diciamo spingono di più anche magari su tematiche più forti e anche più attuali e invece ci sono le produzioni più grosse, anche, non so, Hollywood che se la giocano un po' più facile, cercano di prendere appunto più pubblico possibile però questo ne fa risentire anche molto spesso alla storia.

Perché dal momento che tu non vuoi far vedere nessuno in cattiva luce rischi dopo di trattare anche il tema in modo banale, in modo noioso e non ne esce neanche una discussione.

Secondo me la cosa molto interessante comunque delle opere LGBTQ è che dopo tu puoi instaurare una discussione con chi l'ha fatto, con l'autore/l'autrice o semplicemente con la tua comunità, con la famiglia, con gli amici per parlarne perché c'è bisogno comunque di parlare soprattutto anche di questi temi nell'attualità.

Iride: Secondo te perché molte produzioni LGBTQ che diventano mainstream o comunque sono grosse produzioni in qualche modo evitano di parlare in un certo modo di certi argomenti?

Noah Schiatti: Questa è una domanda difficile. Non lo so. Mi viene da pensare che probabilmente anche nel loro team di produzione non ci siano così tante persone LGBTQ.

Questo è un male comunque perché non si può racchiudere l'esperienza LGBTQ in un unicum. Siamo tutte persone diverse e anche se prendi due persone gay, due persone trans, due persone lesbiche hanno dei punti in comune, ovviamente la loro esperienza, la loro identità ha dei punti in comune, però non sono uguali.

Quindi probabilmente non vogliono diciamo sgarrare, ma nel senso che vogliono uscire nel modo più semplice possibile però non lasciando niente a chi poi guarda.

Ci sono molte storie, molte opere di coming out che assolutamente è un tema importantissimo però, ad esempio mi viene in mente che quasi la maggior parte di queste storie parlano di adolescenti. Che comunque è necessario perché un adolescente ha bisogno di questa rappresentazione però a me interesserebbe anche vedere un fumetto, una serie, un film su una persona di mezza età che fa coming out.

Perché, ovviamente un personaggio di mezza età è diverso da un adolescente, pensano in modo diverso, hanno un passato diverso.

Il coming out ovviamente è molto importante ed è una dei primi passi.. Coming out verso se stessi e verso comunque gli altri. Però non finisce lì, cioè la vita va avanti dopo e quindi ci sono tutte degli altri ostacoli o comunque delle altre situazioni dettate appunto dal dire "okay, ho fatto coming out, questa è la mia identità" e però ci sono un sacco di altr e situazioni in cui un ipotetico personaggio si può trovare davanti e ovviamente è molto interessante parlarne.

Adesso anche a me interessa anche non in modo autobiografico perché non voglio mettermi sul palco, diciamo però comunque, dato che io ho vissuto determinate situazioni mi interessa portar le fuori tutte queste situazioni mediche, burocratiche, sociali, eccetera. Ne voglio parlare perché non ne ho lette così tante e soprattutto non italiane.

Iride: Hai fondato da qualche tempo un collettivo artistico con due altre artiste che si chiama Gibin Press e hai pubblicato tre autoproduzioni intitolate Prisma. Che cosa significa per te lavorare insieme ad altre persone? E che cosa ti ha portato a iniziare a lavorare con loro?

Noah Schiatti: Siamo io, Gaia Carlesso e Barbara Mazzi e noi in realtà ci siamo conosciute perché frequentavamo l'accademia di Belle Arti di Bologna insieme.

Abbiamo fatto un fumetto insieme, abbiamo fatto un'antologia e noi inizialmente comunque lavoravamo indipendentemente, ognuno lavorava alle proprie cose. Però abbiamo detto dai cavolo, abbiamo le capacità tecniche che abbiamo acquisito, che abbiamo maturato, di disegno, di scrittura. Sappiamo proprio a livello pratico come si stampano i fumetti o comunque abbiamo tutto anche quel background pratico teorico: facciamo qualcosa insieme e quindi appunto così un po' è nato Gibin .

La nostra prima autoproduzione Prisma è stato questi mini fumetti stampati su carta colorata dove un po' sono colorati giallo, rosa, blu per i colori primari cioè CMYK. Per il 2024 vogliamo fare qualcosa di un po' più, non dico un po' più bello, però un po' più corposo anche.

Iride: Per chi volesse seguire l'evoluzione di questo progetto può trovare il link in descrizione al profilo Instagram. Hai altri lavori in corso che ci puoi già anticipare per il 2024?

Noah Schiatti: Sto finendo un fumetto per Bao scritto da Eleonora C. Caruso. Questo è anche la mia prima esperienza in quanto solo disegnatore, perché appunto io comunque fino adesso ho sempre scritto e disegnato i miei fumetti. Però appunto, questa collaborazione con Eleonora, lei appunto ha scritto la storia io ho disegnato che tra l'altro è un sogno che si avvera perché io sono super fan di Eleonora e dei suoi lavori.

Poi comunque sto continuando a lavorare a diverse fanzine. Spero nel 2024 di riuscire a a farle uscire anche un po' regolarmente e voglio provare sia diversi approcci nel disegno e nella scrittura, sia anche diversi approcci nella stampa.

Quindi voglio un po' sperimentare da questo punto di vista.

Iride: Recentemente hai partecipato a Melagrana Volume Due. Com'è nata questa tua collaborazione e che tipo di partecipazione hai avuto?

Noah Schiatti: Io con Attaccapanni Press avevo già collaborato precedentemente in un'altra antologia Synth/ORG Volume 2 e appunto, adesso di nuovo con Melagrana Due a tema erotico e ed è stata un po' anche la mia prima esperienza con una storia tra virgolette erotica e quindi è stato molto molto interessante e ovviamente anche la mia storia era una storia queer perché non posso non fare storie queer.

Melagrana Volume Due è super queer. Hanno appunto coinvolto un sacco di artiste e artisti LGBTQ e quindi c'è stata questa inondazione di storie queer che è stato molto, molto bello da vedere perché comunque è un'autoproduzione però in generale la qualità sia delle storie sia proprio dell'elaborato stampato è molto alta. Rivaleggia qualsiasi stampa ufficiale di case editrici secondo me e ed è stata una riconferma che comunque nell'ambiente italiano ci sono queste voci queer, esistono e ci sono e non hanno paura di raccontarsi, anzi. Le storie sono molto varie come tematiche. Hanno un po', ovviamente il tema centrale erotico, però non erotico banale e noioso.

Quindi è stata una riconferma che ci sono molte storie che vogliono essere raccontate, molti autori e autrici che vogliono raccontarle e lo fanno in modi molto diversi. Ed è una cosa di cui abbiamo bisogno.

Iride: Com'è stato a lavorare su una storia erotica per la prima volta?

Noah Schiatti: Interessante. Lo rifarei di nuovo. Nel background ho un paio di storie su cui voglio un po' ricalcare un aspetto erotico.

Iride: Hai collaborato in varie occasioni con alcune realtà LGBTQ, con delle associazioni LGBTQ e ogni tanto hai anche organizzato degli eventi all'interno di alcuni spazi di associazioni LGBTQ. Qual è il tuo rapporto con il mondo associazionista e come sei entrato in contatto con le realtà organizzate LGBTQ?

Noah Schiatti: Faccio mea culpa. Non sono così attivo a livello appunto proprio di organizzazione. Faccio dei fumetti che parlano di queste tematiche. Diciamo che un po' sento anche questa responsabilità e la rimando sui fumetti anche, perché dico è una cosa che so fare, è una cosa che voglio fare e mi interessa comunque trattare di queste tematiche quindi credo che poi il passo successivo che c'è stato per il quale mi hanno anche un po' coinvolto in incontri sia sia stato anche questo, perché appunto trattavo determinate tematiche e in un modo che comunque alle persone interessa e che ha sviluppato comunque dei dialoghi con altre persone.

Iride: Perché senti questa responsabilità?

Noah Schiatti: Non lo so. No, eh, non lo so. Sono cosciente, non dico che ho tutto il peso sulle mie spalle, però dico cavolo, non che i miei fumetti cambieranno il mondo, assolutamente non è una cosa neanche che mi interessa o non penso che i miei fumetti abbiano chissà che... chissà dove arriveranno. Però diciamo nel mio piccolo dico "perché no?" Cioè, perché non farlo? Perché non parlare? E il fumetto, secondo me può essere una prima testimonianza comunque, che rimane, in teoria, anche comunque pubblicati online è una prima testimonianza di determinate situazioni di determinate realtà.

Sento questa responsabilità che ovviamente è autoimposto perché ce n'è bisogno. Io inizialmente ero lettore e ho letto comunque determinate opere che diciamo mi hanno formato o comunque mi hanno aiutato a crescere. E dico perché io non posso restituire, diciamo questa cosa. Poi non so appunto se i miei fumetti aiuteranno a crescere delle altre persone, però le persone con cui io sono entrato in contatto, con cui comunque ho parlato mi hanno detto che per alcuni aspetti le hanno aiutate a crescere o comunque a parlare dei loro aspetti della loro vita e questa secondo me è una cosa estremamente importante.

Iride: Nei tuoi lavori spesso utilizzi la fantascienza come mezzo per raccontare delle storie. Come mai hai deciso di utilizzare questo stile e non altri?

Noah Schiatti: Inizialmente perché esteticamente è una cosa che mi affascina molto, soprattutto anche ambienti post apocalittici, quindi con tutto distrutto e con pochi superstiti anche, esteticamente sono ambienti che mi piacciono e successivamente anche perché credo che dia molto spazio a temi molto ampli in cui tu puoi scegliere le regole.

È una storia di fantascienza però lo uso un po' come pretesto per raccontare di tematiche comunque vere.

Iride: Ci sono artiste o artisti LGBTQ italiani che in qualche modo sono di ispirazione per te o con cui ti trovi particolarmente bene a collaborare?

Noah Schiatti: Rigiro subito perché Giopota mi aveva citato che anche assolutamente, il suo stile mi piace un sacco e il fatto che lui abbia il fantasy dalla sua, cioè lui è pazzesco.

E poi vabbè, due autrici che mi hanno aiutato a, non dico a crescere, però che le loro opere mi hanno, diciamo, mi hanno segnato anche delle tappe fondamentali della mia vita, della mia identità sono state Flavia Biondi, assolutamente, e anche Fumetti Brutti.

Iride: Ti vedremo collaborare con loro prossimamente?

Noah Schiatti: No, non lo so. Non lo so. Non lo so perché comunque come ho detto prima a me piace fare tutto. Voglio essere anche un po' in controllo e questo è un aspetto su cui devo lavorare. Lasciarmi un po' andare. Magari non controllo tutto io, lascio un po' le redini alle altre persone.

Quindi questo su questo devo lavorare.

Iride: Perché vuoi essere in controllo di tutto?

Noah Schiatti: Eh? Perché? Perché a me piace fare tutto. So già quello che voglio dire e molto spesso io non scendo a compromessi. Infatti in realtà mi ritengo anche molto fortunato per i fumetti, dico quelli più ufficiali, quelli comunque usciti, pubblicati o che devono uscire, non sono mai dovuto entrare a compromessi.

E appunto molte opere queer comunque hanno subito questa censura e io però per fortuna finora non sono dovuto mai scendere a compromessi e e contemporaneamente, appunto, l'autoproduzione è dove io mi sfogo assolutamente in quello che voglio fare perché ho libero arbitrio su qualsiasi cosa io voglia fare.

Dico voglio fare questo va bene lo faccio sia nel bene che nel male, ovviamente.

Iride: Che cosa significa per te fare arte queer ed essere queer?

Noah Schiatti: Diciamo che ovviamente ne ho preso più coscienza adesso comunque crescendo, anche formandomi appunto, perché comunque io mi sono formato contemporaneamente c'era la mia identità diciamo tra virgolette di artista e la mia identità queer e quindi sono nate e cresciute su binari comunque paralleli e una non esclude l'altra.

La mia arte sarà sempre queer, anche se magari un fumetto che farò non tratterà temi queer. Che in realtà dico non so se lo farei. Però mi viene da dire che avrà comunque la queerness, un aspetto, comunque un velo di identità queer Così come la mia identità queer è stata anche formata da fumetti con tematiche queer e sento questa un po' responsabilità come autore queer di, non dico necessariamente di dover dire la mia perché appunto io non parlo in prima persona nei miei fumetti, non metto la mia persona, però voglio dire delle cose, voglio trattare delle tematiche queer.

Iride: Grazie mille per essere stato con noi. Potete trovare queste interviste, qualche contenuto speciale, tutti i contatti per andare a scoprire meglio Noah Schiatti sul nostro sito iride.art e nei link in descrizione. Per non perdere i prossimi episodi di Iride, potete iscrivervi alla newsletter sul nostro sito iride.art, seguirci sulle principali piattaforme di streaming tra cui Spotify, Apple Podcast e Google Podcast, su YouTube e su Instagram.

Grazie ancora e alla prossima

Noah Schiatti: Ciao, grazie mille.