Ornella Mercier

Intervista a Ornella Mercier, fotografa.

Ornella Mercier
Tutte le immagini e le foto in questa pagina per gentile concessione dell'artista.

In questo episodio Ornella Mercier ci racconta del suo percorso come fotografa e come il suo essere parte della comunità LGBTQ abbia influenzato la sua arte.

Nata in Francia, cresciuta in Spagna, e attualmente residente di Roma, Ornella Mercier riflette sulla sua migrazione e sull'influenza sul suo lavoro, ci parla di morale religiosa, sessualità, progetti musicali e corpi e discute del ruolo della sua famiglia nel modellare la sua arte.

Il podcast si conclude con Ornella Mercier che condivide alcuni retroscena del suo lavoro, la risposta del pubblico alle sue foto e riflessioni sul ruolo dell'artista.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artiste e artisti LGBTQ.

Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Ornella Mercier.

Benvenuta.

Ornella Mercier: Grazie.

Iride: Come hai iniziato a fotografare?

Ornella Mercier: Diciamo che è venuto inizialmente da un impulso di voler esprimermi. Ho iniziato con la pittura, i dipinti e piano piano mi sono resa conto che la matita e il foglio non dava così tanto spazio a tutto il mio immaginario e ho cercato piano piano di trovare un altro mezzo di espressione.

La fotografia mi è un po' capitata per caso e mi sono proprio innamorata e piano piano nell'arco degli anni l'ho accettata come un modo di espressione e l'ho studiata e piano piano sta diventando parte della mia quotidianità. Anche se esiste un grandissimo amore e odio però continuiamo ad avere questa relazione tossica.

Iride: Sei nata in Francia, sei cresciuta in Spagna e vivi attualmente a Roma. In che modo migrare ha influenzato il tuo lavoro, se lo ha influenzato?

Ornella Mercier: Penso che mi abbia dato l'opportunità di conoscere tante sfumature di ognuna delle culture. Sono nata in Marsiglia dove non sono effettivamente mai vissuta più dei miei primi otto anni di vita poi i miei genitori si sono spostati a Ibiza, dove sono cresciuta.

Ibiza è una realtà molto, molto piccola. Le persone credono che questa festa e tutta questa parte commerciale che si vende tutti i giorni dell'anno quando effettivamente sono quattro mesi di affollamento completo e il resto dell'inverno ci ritroviamo in quattro gatti un'altra volta. Mi ha creato, in verità una difficoltà perché mancavano gli spazi e mancavano un po' di spazi per poter conoscermi come giovane donna.

Penso che In generale anche le istituzioni o le scuole che ho frequentato non erano preparate o in generale non avevano interesse ad accogliere o accompagnare persone che avevano bisogno di altre tipologie di tutele?

Non ci stava un reale accompagnamento sulla crescita sia personale che sessuale. Se non rientravi nella norma direttamente eri o troppo rumorosa o strana, o addirittura troppo puttana.

Questo contesto a me mi ha dato tanta difficoltà a conoscermi, anche se per me, da subito, in una maniera molto precoce ho scoperto la mia sessualità. Per fortuna ho avuto dei genitori, diciamo fantastici che mi hanno dato anche l'opportunità di capire che il desiderio senza tabù, l'amore, la tolleranza comunque erano le cose più importanti della vita.

Purtroppo quando tornavo dopo a scuola era un disastro completo. Ho diciamo mollato gli studi e sono scappata a diciassette anni e sono partita a Madrid dove ho trovato una scuola alternativa che faceva fotografia e poi dopo ho studiato Master di moda e la Scuola Internazionale di Fotografia e di Cinema EFTI a Madrid.

Questa migrazione che ho fatto da adolescente mi ha permesso di poter scoprirmi con molta più libertà. Madrid, ma soprattutto anche le sorelle che ho conosciuto nell'arco di questi anni, mi hanno dato gli strumenti di crescita, consapevolezza, questionamenti e soprattutto prese di posizione.

Eravamo tutte giovani, magari senza troppi sostegni dei genitori a livello economico, lavoravamo dove potevamo, ci nutrivamo soprattutto di " andiamo a questo concerto, facciamo questa cosa", libere diciamo. E lì dove ho avuto i primi contatti con la lotta transfemminista, i primi contatti con i collettivi LGBT+. Madrid mi ha dato diciamo, una porta sul mondo, che purtroppo Ibiza non me l'ha dato per niente.

Iride: Poco fa mi hai raccontato che ti sei trasferita a Ibiza con la tua famiglia. In che modo la tua famiglia ha influenzato la tua carriera artistica?

Ornella Mercier: Diciamo che Il ruolo dei miei genitori è stato praticamente fondamentale perché ho un papà che è chitarrista e ha solo e unicamente vissuto di quello tutta la vita, anche se è diciamo ormai anziano, è degli anni Cinquanta. Già all'epoca scegliere di essere artista era una scelta comunque molto complessa. Da parte di mia mamma diciamo che era veramente e è tutt'oggi una grande fonte di di forza.

Mia mamma è una persona estremamente creativa ma che per il ruolo di mamma e di donna in questa società ha dovuto anche in qualche senso mettere da parte quel lato creativo e più focalizzarsi sulla parte logistica di cura della casa. È stato estremamente fondamentale poter confrontarmi senza tabù con lei, soprattutto sulla parte di libertà sessuale. Mi ha potuto dare le armi necessarie per un po' capire come funziona il mondo.

Purtroppo, io sono la nipote di uno stupratore. Non conosco il mio nonno biologico. La mia mamma è figlia di uno stupratore. Il retaggio familiare mio in un qualche senso viene macchiato anche di questa tragedia, ma che mia mamma ha saputo (far) fiorire e ha saputo in un qualche senso ridarle vita e una vita molto più bella a questa storia per mettermi in allarme, per darmi anche una ragione di essere consapevole di quello che significa prendere cura del corpo, prendere cura della sessualità, prendere cura reale.

Penso che questo è stato anche uno degli elementi fondamentali del perché ho scelto certe vie e di parlar di corpi, parlare di consapevolezza, parlare di desideri e parlare di consenso.

Iride: A Madrid ti sei laureata nel 2017 al Centro Internazionale di Fotografia e Cinema con una tesi sull'impatto della morale religiosa sulla vita sessuale. Da che cosa nasce questo interesse per la morale religiosa?

Ornella Mercier: Penso che posso ricollegarmi alle scuole dove sono stata. Ho studiato principalmente in una scuola semi privata che era estremamente collegata con la Chiesa. Ho vissuto anche dall'interno grandissime problematiche perché ero molto criticata per il fatto di aver avuto, per esempio, una relazione con una donna ad appena quindici anni, o le mie prime relazioni sessuali a tredici.

Nessuno mi ha provato a accompagnare nella consapevolezza, se non direttamente giudicando e puntando il dito.

Ornella Mercier: In questo contesto c'è stata la mia tesi: ho messo insieme dei pezzi di fotografia che parlava di erotismo, dei desideri, del corpo anche su una chiave quasi diciamo scura e l'ho nascosto in una piccola Bibbia cavata. Ho fatto un buco in questa Bibbia e ho messo tutte le piccole fotografie nascoste come se fosse di una suora o un prete. I suoi desideri e le sue fantasie le nascondeva in qualche parte dove nessuno le potete trovare.

Iride: Con Zygospore sei tornata su questo filone andando a raccontare dei corpi ricoperti di piante in decomposizione. Com'è nata questa questa idea e che cosa significa per te?

Ornella Mercier: È nata perché Queer Pandemia ha lanciato la call e era da tanto che non riprendevo diciamo, dei progetti personali in mano e mi ha dato l'opportunità di questionarmi (interrogarmi) di che volevo parlare. Avevo parlato di storie precedentemente con Asebeia. Avevo parlato di storie di persone concrete e questa volta avevo voglia di sperimentare molto di più con la parte organica, di legare il corpo, i desideri, la natura, i fluidi insieme e vedere che cosa usciva.

Ho discomposto anche un corpo in diverse parti aggiungendo elementi organici che vengono sia dalla natura o composti chimici mischiati con i pori, peli, unghie e tutto quello che un corpo ha.

Iride: Hai citato poco fa Asebeia, il tuo ultimo progetto fotografico interamente incentrato sui corpi. Che cosa significa il corpo per te e che tipo di corpi sei andata a fotografare?

Ornella Mercier: Asebeia è un progetto più che sui corpi sulle storie delle persone, che poi si traduce in delle fotografie di corpi. Praticamente Asebeia significa empietà in greco dove l'empietà alla fine diventa la bellezza delle difformità un po' distruggendo gli stereotipi imposti dalla società.

Si mette a fuoco le storie dei soggetti che scelgo, persone comuni in verità che non sono modelli, modelle.

Iride: In che modo Asebeia e Zygospore comunicano tra di loro, se comunicano tra di loro?

Ornella Mercier: Penso che entrambe sono un grandissimo autoritratto, dove le macro tematiche sempre sono legate.

Anche se, in un qualche senso sono progetti che hanno dei focus su dei punti molto diversi.

Iride: Oltre a rappresentare dei corpi di persone, come dicevi tu prima, qualunque, di persone normali tra virgolette hai anche collaborato con diverse riviste di moda e cultura quali Chapel, Contributor Mag, Elle Spagna e La Repubblica in Italia. In che modo fotografare la moda è diverso, se è diverso, rispetto al lavoro che fai nei tuoi progetti personali.

Ornella Mercier: La moda è sempre una storia di amore e odio. Trovo che la moda sia un mondo meraviglioso tanto come terrificante.

Quando ho terminato di studiare moda sono entrata in uno studio di ritocco digitale dove ho lavorato. Praticamente passavamo le ore, le ore e le ore a perfezionare delle immagini e ho subito capito che non era proprio la mia strada e ho voluto in un qualche senso prendere quello che io trovo bello della moda, ossia la vera ricerca dell'estetica, ma con il mio senso di estetica, non con il senso dell'estetica canonico.

Anche se non lo voglio, o lo voglio, chi lo sa, la moda influisce nelle mie fotografie è comunque è presente anche se faccio o provo a fare fotografia più di autoriato comunque è presente. In questo contesto Chapel era una rivista indipendente in Spagna che mi ha dato uno dei primi impulsi per iniziare il mio progetto di Asebeia.

Mi avevano dato proprio libero sfogo a quello che volevo raccontare e abbiamo iniziato la ricerca insieme. Ovviamente ho pubblicato con loro, è stata una meraviglia e mi ha dato anche l'input per poter continuare a creare questo modus operandi anche con le persone che trovavo.

Iride: Oltre al tuo lavoro di fotografa ti occupi anche di accompagnare artiste e artisti nel processo creativo. In che modo lo fai?

Ornella Mercier: Attualmente uno dei miei clienti principali, la Galleria Varsi a Roma, dove abbiamo trovato una maniera di accompagnare fotograficamente parlando le artiste e gli artisti che vengono in residenza dove magari passano una settimana o due a sperimentare fino ad arrivare al loro progetto finale che verrà venduto in galleria.

A parte, diciamo, questo cliente ho avuto l'opportunità anche di collaborare con artisti musicali con cui ho potuto sviluppare tutto l'immaginario che ci sta dietro ad un CD e e di una canzone. È stato un processo molto nuovo per me. Quest'anno l'ho fatto due volte: una volta con Boetti Damiano e attualmente lo sto facendo con un altro cantante chiamato Rak, che è un rapper abbastanza conosciuto sulla scena romana con cui stiamo anche lì sviluppando piano piano il concetto di come legare la canzone all'immagine finale.

Iride: Ti piace collaborare con altre artiste ed altri artisti o sei più solitaria?

Ornella Mercier: Buona domanda. Effettivamente mi sono ritrovata poche volte in dei momenti di condivisione con altri artisti. È molto nuovo per me includere altre persone in un processo creativo. È un altro lavoro saper dare spazio alle idee di altri, sapere esprimere le tue. Effettivamente è complesso, ma è bellissimo.

È una cosa nuova che mi sta capitando anche, per esempio facendo da assistente altri fotografi o sapendo chiedere aiuto anche ad altri fotografi per essere assistita su dei set, per esempio. È una nuova esperienza che sto apprezzando tantissimo.

Iride: Che tipo di relazione crei con i i soggetti delle tue fotografie?

Ornella Mercier: Provo a creare un legame. Ogni volta che scatto una persona e il mio desiderio più grande è soprattutto mettere questa persona a suo agio più che arrivare a una foto diciamo finale, concreta, come io me la immaginavo. Anche, ovviamente, ma se non si può perché la persona davanti mi regala un'altra cosa voglio al massimo possibile essere aperta ad accoglierla perché giustamente il mio obiettivo in tutto questo è veramente ascoltare e empatizzare.

Iride: Che tipo di reazione ha il pubblico al tuo lavoro?

Ornella Mercier: Devo dire che in generale mi sento super grata della reazione del pubblico, anche se sono super consapevole che sempre sono stata esposta in comunque degli spazi già preparati e molto inclusivi. Chiaramente mi è anche capitato di dover entrare in dei dibattiti veramente eterni del perché la visibilità sia fondamentale per noi, che non è una corrente, una moda ma sono arrivata a un punto, a dirti la verità, dove non ho più voglia di spiegare niente. Io stessa faccio tanti sforzi per continuare a educarmi e crescere ogni volta con più empatia.

Tutto questo lavoro pretendo che venga anche fatto dagli altri. Arrivata in questo momento della mia vita non ho più voglia di educare nessuno.

Penso che sia un lavoro ben concreto il lavoro di divulgazione, il lavoro di educazione e in un qualche senso non mi pagano per questo. Poi non sono manco brava a farlo, lo lascio veramente agli altri e in questi momenti di confronto, dove vedo che una persona non è aperta ad ascoltare, ad avere una risposta, dico mi dispiace che non possiamo andare avanti in questa conversazione. Ma devo dire che mi sento molto fortunata perché mi sono successe poche le volte.

Sono molto di più le volte dove ho avuto invece un riscontro estremamente positivo, anzi direi sorprendentemente positivo, dove magari io mi sentivo estremamente giù perché a volte ho paura di cadere nel banale, di ripetere sempre la stessa cosa. A volte dico non è che sto annoiando?

Mi è successo da poco: la sorella di una persona che conosco in verità poco, parlando nella manifestazione per la Palestina, ci siamo beccate così in mezzo alla manifestazione e mi ha detto "Ornella ma grazie, perché io ho una figlia piccola e tante volte mi fermo per chiacchierare con lei e farle vedere le tue fotografie".

Io sono rimasta estremamente scioccata perché tante volte ho un autogiudizio enorme che mi mette dei limiti altrettanto enormi e in quel momento fu un bust gigantesco sapere che una persona, diciamo dell'altra parte di uno schermo, l'abbia dato anche solamente un momento di dibattito con la sua figlia di dodici anni. Bene sono molto, molto felice.

Iride: Decisamente una bellissima esperienza e un bellissimo feedback da chi guarda i tuoi lavori.

In che modo sei entrata in contatto con la comunità LGBTQ?

Ornella Mercier: Penso in una maniera molto naturale, anche per necessità personale per la quale appena sono arrivata a Madrid e ho conosciuto persone che facevano parte della comunità e piano piano, anche per necessità, tanto per necessità personale, avevo bisogno di trovare spazi sicuri per me stessa, per la quale da fin da subito diciamo mi sono roteata (circondata) - non saprei dirtelo in italiano - di persone del collettivo.

E poi piano piano, trattando certe tematiche con le fotografie per esempio Roma Smistamento o Industrie Fluviali sono comunque le strutture che sono molto legate alla comunità e le proposte vengono in una maniera molto innata. Non è che effettivamente l'ho cercato. Mi sono arrivate e sono state le esperienze più belle, i momenti più belli dove ho potuto esporre anche. Sono state tante volte in delle esposizioni collettive con altre artiste e altri artisti in un momento di sharing bellissimo.

Iride: Come vedi il tuo lavoro da artista? Quale pensi sia il tuo ruolo come artista?

Ornella Mercier: Penso che stai toccando un tema che immagino tutti gli artisti e artiste hanno come grande punto interrogativo nella loro esistenza. Non ho assolutamente idea di che risponderti a questa domanda. Penso che sia necessario dire che non ho assolutamente niente da risponderti, perché non so se effettivamente sia necessario quello che faccio, se è importante. Non so se effettivamente aiuta qualcuno. So che m'aiuta a me che è anche importante. So che è una maniera di dare sfogo a i miei voli, i miei desideri, la mia rabbia, a volte. Vorrei capirlo anche io effettivamente qual è il mio ruolo come artista nel mondo ma al momento sarebbe troppo egocentrico darti una risposta, perché non la so.

Iride: Hai dei progetti futuri in cantiere di cui ci puoi già raccontare qualcosa?

Ornella Mercier: No. Perché prendendo la tematica del "perchè artista?" a volte crea anche dei grandissimi conflitti personali dove l'espressione artistica diventa anche una conseguenza di come ti senti e dipende anche molto dai momenti della tua vita. In questo preciso momento sto passando per dei grandi questionamenti (dubbi) esistenziali.

Effettivamente sono in un grandissimo blocco creativo e penso che ho bisogno di effettivamente più tempo, o non so di che ho bisogno, però più tempo per continuare a conoscermi e sapere effettivamente di che parlare.

Purtroppo, riflettevo anche con un un altro collega, quando nel mondo succedono effettivamente delle cose gravissime, nel momento in cui tu ti devi sedere e continuare a parlare, diciamo in questo mio caso, delle mie tematiche di sempre, rimango troppo stretta e sento che effettivamente non sto facendo abbastanza o è inutile o potrei cambiare il mio modo di comunicare. E entro in un conflitto enorme dove effettivamente poi mi dà un una paura estrema di dispormi a me stessa (mettermi) a fare qualcosa.

In questo momento storico penso di avere bisogno di sanare con me stessa anche la rabbia che ho nei confronti del mondo e di prendere un momento per ri-legarmi a invece l'amore che devo iniziare a vedere in altre cose.

Iride: Poco fa accennavi al fatto che ti capita spesso di confrontarti con altri artisti e altre artiste durante il tuo lavoro, durante le tue giornate. C'è qualche artista LGBTQ italiana che ti piace particolarmente o con cui hai più relazione e ti ispira maggiormente?

Ornella Mercier: Ho avuto l'opportunità a Roma di conoscere delle persone fantastiche.

E in questo contesto posso parlarti di Ludovica Anzaldi, un'artista meravigliosa con cui ho avuto più e più volte l'opportunità di chiacchierare, di passare dei bellissimi momenti di dibattiti o anche di fare attivismo insieme.

E ho avuto l'opportunità anche di entrare in contatto con Jacopo Paglione che ho conosciuto a Base Milano durante l'esposizione di Queer Pandemia e ci siamo subito innamorati.

Un'altra artista è Sara Lorusso. Apprezzo tantissimo il suo lavoro, lo trovo di una delicatezza veramente meravigliosa.

Un altro artista che non conosco è Luca Anzalone che trovo veramente squisito. Purtroppo non ho nessun contatto con lui. Vorrei.

Iride: Magari, chissà, attraverso questa intervista si apriranno ponti di collegamento e riuscirete a incontrarvi, a scambiarvi due parole.

Grazie mille per essere stata con noi. Potete trovare questa intervista e qualche contenuto speciale. Tutti i contatti per andare a scoprire meglio Ornella Mercier sul nostro sito iride.art e nei link in descrizione. Per non perdere i prossimi episodi di Iride, potete iscrivervi alla newsletter sul nostro sito iride.art seguirci sulle principali piattaforme di streaming tra cui Spotify, Apple Podcast e Google Podcast su YouTube e su Instagram.

Grazie ancora e alla prossima

Ornella Mercier: Grazie a te.