FEM a bar.lina con Serena Santoni e Andrea Acocella

Il progetto FEM a bar.lina con Serena Santoni e Andrea Acocella.

FEM a bar.lina con Serena Santoni e Andrea Acocella
Tutte le immagini e le foto in questa pagina per gentile concessione di bar.lina.

In questo episodio scopriamo il progetto FEM con Serena Santoni e Andrea Acocella.

Le esposizioni delle opere delle artiste Giulia Barone, Chiara Bruni, Livia Giuliani ed Eva Maleen a bar.lina sono avvenute dal 5 al 26 maggio 2024 in un ciclo di quattro mostre personali.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artiste e artisti LGBTQ+ e ally. Io sono Guido e oggi scopriremo in compagnia di Serena Santoni e Andrea Acocella di bar.lina il progetto FEM. Benvenute.

Andrea Acocella: Ciao a tuttu.

Iride: Com'è nato e che cos'è il progetto FEM?

Serena Santoni: È questo progetto che è stato praticamente ospitato a bar.lina dal 5 aprile al 26 maggio ed è un progetto che ha coinvolto quattro artiste romane a parlare del concetto di Fem. Le artiste coinvolte sono Giulia Barone, Chiara Bruni, Livia Giuliani e Eva Maleen, che sono state invitate appunto a parlare di che cos'è il Fem attraverso l'espressione artistica.

Per Fem si intende oggigiorno un posizionamento critico nei confronti della femminilità. Quindi si parla di Fem quando si parla di essere femminile, cercando appunto di indagare in modo anche critico stereotipi, accezioni legati al femminile e all'essere donna.

È un progetto che nasce appunto in uno spazio come quello di bar.lina e che ha visto appunto coinvolte delle giovani donne che si sono quindi interrogate loro stesse in prima persona su che cosa significa oggigiorno essere donna, anche cercando appunto di distaccarsi, per quanto sia particolarmente complesso, da quello che è il dibattito mediatico che va per la maggiore oggi, in cui la femminilità è sempre legata a una risposta alla mascolinità, al maschile, mentre appunto oggi, con questo ciclo di mostre che sono appunto quattro personali, si vuole parlare di essere femminile e basta e come stare appunto al mondo in quest'ottica.

Chiara Bruni - FemHouse
Chiara Bruni - FemHouse

Serena Santoni: Si parla di cose quasi banali, cioè il Fem è questo: è cercare in qualche modo di parlare con un approccio critico di cose estremamente alla portata di tutti. Non è niente di trascendentale, rivoluzionario, innovativo. L'irriverenza di questo progetto, la novità di questo progetto è che si parli di femminile, fisico, di attitudine, di complessità legate al genere femminile su cui ormai ci sono libri, film, serie, TV, cioè se ne parla in continua in continuazione e di farlo con un approccio critico e chiaramente attraverso il medium espressivo artistico.

Quindi quando si parla di Fem non si parla altro che di femminilità, femminile, donna, sesso femminile e tutto quello che questo comporta, nel bene e nel male, nello stereotipo e nella non stereotipizzazione.

A volte, quando parlo di questo, mi sembra che non riesca ad arrivare come concetto delle volte, però in realtà è che secondo me non arriva perché è un concetto basico.

Iride: Andrea, perché è stata coinvolta bar.lina e che cosa c'è di queer nel Fem?

Andrea Acocella: Come molto spesso capita questo progetto è nato dal caso ed è un progetto che bar.lina ha accolto da subito con entusiasmo e ci siamo calate in questo, appieno.

È un progetto che nasce da un'esigenza specifica di Serena Santoni che è venuta da noi stiamo stiamo parlando era più o meno settembre.

E dopo aver frequentato insomma bar.lina per mesi a tal punto di aver stretto anche un'amicizia profonda se ne esce dicendo "Voglio fare qualcosa, voglio fare qualcosa, voglio fare qualcosa con voi". E iniziamo a ragionare e voleva comunque portare un progetto di mostra in generale che parlasse del corpo femminile.

Inizialmente doveva essere un progetto legato alla riscoperta del corpo attraverso la masturbazione. Siamo partiti esattamente da quel concetto di riscoperta del corpo. Al che però abbiamo cercato di apportare anche noi il nostro contributo specifico andando a prendere, ad attingere insomma ovviamente dalle teorie queer alle quali anche Serena Santoni in questo modo ha avuto modo di approcciarsi.

E nello specifico siamo andati ad indagare appunto sul concetto del corpo Fem che è un tipo di ricerca che si riallaccia profondamente alle teorie queer in quanto proprio la concezione del corpo Fem nasce all'interno della comunità lesbica degli anni... ormai stiamo parlando degli anni cinquanta dove si iniziano a delineare proprio quelle.

In quel caso erano erano delle soggettività duali, quindi andavano a ricoprire dei ruoli. Tendenzialmente si parlava di donna Fem quando era sempre accompagnata da una donna Butch in questo caso. E quindi siamo partiti esattamente nello specifico proprio da quelle teorie in cui si iniziava a parlare di performatività femminile e l'abbiamo iniziata a interrogare sotto vari aspetti e da quello abbiamo capito che era effettivamente un corpo problematico perché diciamo che storicamente è sempre stato visto non con buon occhio, sia dalla parte della comunità queer che anche dalla comunità eterocis.

Livia Giuliani - Sacrario

Perché in tutti e due i casi... nel primo il corpo Fem è sempre stato visto come il corpo che in qualche modo ha sempre strizzato l'occhio all'eteropatriarcato perché erano quelle donne che storicamente negli anni Cinquanta si vestivano e performavano una femminilità iper e che non poteva assolutamente essere lesbica in quel caso.

Perché? Perché era un tipo di di femminilità dietro la quale una donna cercava di nascondersi perché tendenzialmente erano gli anni delle casalinghe con la gonnella che cucinavano. Quelle delle pubblicità, insomma degli anni cinquanta che conosciamo, o delle riviste di moda e e quindi era un modo di nascondere la propria identità. Quando invece la vera donna lesbica, la donna Butch quindi, quella donna che performava un'iper mascolinità da questo punto di vista. Questo tipo di narrazione poi è continuata nel corso del tempo fino siamo arrivati a interrogarci anche sui giorni nostri.

Quindi il corpo iper femminilizzato è sempre stato circondato da problemi anche in epoca super contemporanea. Ad esempio ci chiedevamo effettivamente una donna iper femminile non ha diritto di parola, non ha diritto di pensiero, non può ricoprire determinate cariche.

Perché? Perché tendenzialmente non lo può fare, perché sta performando una femminilità che le preclude tutto un aspetto. Penso a una donna Stem, quindi una donna che lavora in ambito scientifico. Sicuramente le teorie portate avanti da una donna, iperfemminilizzata in un convegno sono prese meno in considerazione quando, a parità di condizioni, dicendo esattamente la stessa identica cosa,... e così via discorrendo. È un tipo di discorso che nasce all'interno della comunità e poi come pratica curatoriale proprio di bar.lina andarlo a tirar fuori da quell'aspetto per poi fare emergere l'universalità del messaggio.

Aggiungo una cosa riguardo all'essere all'essere Fem che il discorso legato al Fem e quindi alla performatività femminile non è circoscritta, e questo ci tengo tanto, non è circoscritta solo alle donne biologiche, ma è un, essendo anche un atto politico, essendo anche un modo di performare il proprio corpo è indirizzata a tutte le individualità.

La performatività Fem prende uno spettro molto ampio ed è una cosa fondamentale: mi viene in mente la comunità transfem, mi viene in mente anche la rappresentazione artistica del drag. Anche quello è un aspetto Fem e infatto non a caso dal punto di vista anche degli studi le basi di partenza le hanno gettate tutte quelle persone che prima di tutto si sono rapportate allo studio del drag. Il drag è Fem da questo punto di vista.

Quindi insomma è un è un aspetto che dal particolare si può andare all'universale ed è una cosa che è ampliata a macchia d'olio su tutte le personalità queer e non ci dimentichiamo che siamo tutte coinvolte in questo.

Iride: Questo progetto sta prendendo vita all'interno di uno spazio che si chiama bar.lina e che hai citato fino a poco fa. Che cos'è esattamente bar.lina?

Giulia Barone - Fastidiosa
Giulia Barone - Fastidiosa

Andrea Acocella: Allora bar.lina, per chi non ci conoscesse, siamo, io lo dico sempre con una punta, purtroppo di malinconia, ad oggi siamo l'unico spazio espositivo di ricerca sul queer dove il focus specifico appunto del nostro spazio è sicuramente la visibilizzazione delle istanze queer attraverso le pratiche artistiche.

Siamo, ripeto, gli unici purtroppo che fanno questo tipo di ricerca in Italia in maniera continuativa. Dopo un anno e mezzo di attività ci stiamo dando sicuramente da fare. Ci troviamo nel quartiere di San Lorenzo a Roma nello specifico su viale dello Scalo San Lorenzo 49 e portiamo avanti la nostra attività sia espositiva e poi si è allargata a macchia d'olio e adesso la nostra offerta culturale sicuramente è molto più ampliata e possiamo offrire anche altre pratiche di ricerca.

Quindi abbiamo un programma specifico sulla Queer Poetry che si chiama Queer Poetry Speaks Up ed è curato da una giovane performer che si chiama Olimpia, abbiamo avuto la possibilità di ospitare delle rassegne cinematografiche, abbiamo mandato avanti dei talk in collaborazione con una love boutique sempre di Roma che si chiama Mondi Possibili sulla sessualità. Insomma, ci diamo da fare.

Iride: Serena Santoni poco fa raccontavi che l'obiettivo del progetto Fem è anche andare un po' a raccontare un'altra narrazione di femminilità. Il progetto è un progetto con un intento esplicitamente didattico?

Serena Santoni: L'obiettivo di questo ciclo di mostre, come ha anche detto Andrea prima di me, è proprio quello di sdoganare in qualche modo l'iperfemminilità e renderlo al centro del dibattito nel senso che appunto, in qualche modo dare alla femminilità lo spazio che ancora non ha.

Anche l'inizio di queste mostre a causa appunto di varie vicissitudini che ci sono state, sono state sotto l'occhio di attacchi che sono appunto stati prova stessa di come ancora non si possa parlare di femmine. Cioè nel senso ancora non si può parlare di femminilità, non si può parlare di cose di femmine, non si può parlare e non è possibile che questo avvenga ancora da parte di sole donne.

Quindi questo è un grande paradosso che si possa appunto in qualche modo parlare di tutto quanto, tranne ancora purtroppo di cose che riguardano strettamente l'essere donna. Quindi quello che c'è di didattico è stato il fatto che noi stesse posso dire, parlo anche a nome delle artiste e delle altre curatrici coinvolte in questo progetto, abbiamo avuto in qualche modo difficoltà a capire bene che cosa si intendesse con Fem.

Il che è tutto dire, nel senso che ci siamo ritrovate varie volte a bar.lina a fare delle riunioni. Questo progetto nasce a seguito di tanti incontri in cui noi ci siamo interrogate su che cosa fosse per noi stesse il Fem e noi stesse inizialmente non riuscivamo a darci una risposta.

Chiaramente questa non risposta proveniva dal fatto che è è raro incontrare persone che riescano a porsi alcune domande così precise e anche così trasversali riguardo un tema che è ancora un tabù, se così vogliamo dire. Quindi sicuramente c'è stato questo aspetto di di crescita insieme rispetto a questo tema.

Giulia Barone - Fastidiosa
Giulia Barone - Fastidiosa

bar.lina è uno spazio che ospita mostre di arte ma è anche una piccola biblioteca. Ci sono tantissimi libri, ci sono vari spunti che possono in qualche modo supportare la ricerca artistica e quindi in questo sicuramente c'è stato un vero e proprio viaggio che è stato fatto insieme in vari mesi in cui ogni artista si è messa in gioco. Sono orgogliosa di dire che veramente non è stato facile per ognuna di loro trovare la chiave di lettura di questo concetto.

Questo credo che sia la cosa più importante da dire. Perché non è stato banale. Non è stato facile. Ognuna è veramente entrata in contatto, credo posso parlare per tutti. Io ho seguito personalmente Giulia Barone ma ho visto tutte le ragazze durante le varie riunioni e vedevo i loro occhi e ognuna di loro ha dovuto veramente scavare per capire che cosa fosse per se stessa essere Fem.

Questa accezione così personale è stata garantita anche dalla scelta che abbiamo preso io e Andrea inizialmente di non fare una mostra collettiva. Non volevamo che Fem fosse una collettiva in cui ogni artista potesse contaminarsi con l'altra ma volevamo rendere proprio individuale ogni ricerca artistica.

Per questo dico che Fem vede alternarsi vari media espressivi. Passiamo dalla pittura alla fotografia al digitale. In questo modo ogni artista è anche riuscita, o meglio è stata agevolata nel rimanere fedele al proprio percorso e questo ha fatto sì che si creassero varie letture.

E questo chiaramente va a confermare ancora di più è proprio un progetto che è nato in questa cornice, ma è di ampissimo respiro e aperto a nuove forme di confronti e di dialogo. Mi auguro che ci saranno vari Fem, vari progetti, che questo sia solamente l'inizio.

Iride: Raccontando della nascita di questo progetto hai raccontato di riunioni di riflessione collettiva sul tema come si sono svolte e che tipo di percorso è stato?

Serena Santoni: Le riunioni sono state fatte tutte quante fisicamente a bar.lina, a parte rare eccezioni in cui magari per esigenze personali sono stati fatti dei collegamenti online. Sono stati degli incontri che ci hanno visto quindi tutti insieme da gennaio, da dicembre fino a una settimana prima della mostra, della prima mostra quindi si parla di fine marzo, inizio aprile.

Sono stati degli appuntamenti molto tranquilli tra di noi in cui ci si è interrogati in questo modo attraverso letture e in cui le artiste sono entrate in contatto tra di loro perché prima non si conoscevano tutte quante e poi ognuna ha trovato la propria chiave di lettura. Sono stati degli incontri che poi sono stati anche restituiti durante il ciclo di mostre perché bar.lina è strutturata come ho detto già prima in due spazi principalmente.

Abbiamo la la sala espositiva che è quella d'ingresso e poi abbiamo, come ho già detto, questa piccola biblioteca con la zona del bar ed è proprio in questa parte che una parete è stata praticamente adibita a dimostrare e a restituire al pubblico questo aspetto laboratoriale perché ogni artista ha lasciato una traccia del proprio percorso e mano a mano che le mostre si stanno succedendo durante il progetto stiamo riempiendo tutta questa parete.

Iride: Uno degli aspetti principali dell'esperienza queer è l'intersezionalità. In che modo il Fem è intersezionale?

Serena Santoni: Questa è una domanda estremamente complessa. Non basterebbe un giorno intero forse per parlarne. Io personalmente posso portare l'esempio della mostra Fastidiosa che è stata appunto la prima mostra a mia cura e che aveva appunto come artista Giulia Barone che ha portato, fedele appunto alla sua ricerca che da sempre si incentra sullo studio dei fenomeni naturali, ha portato una tematica ecologica.

Quindi in questo senso Giulia Barone, che lavora attraverso la fotografia analogica, ha portato degli scatti che però sono appunto degli scatti che non prevedono il corpo femminile come soggetto dello scatto stesso ma elementi della natura. Quindi se così vogliamo dire oggi si parla di eco femminismo, per quanto non è una mostra eco femminista, cioè non è una mostra che è stata studiata per parlare di ecologia e femminile, ma sicuramente la ricerca di Giulia che è una ricerca che appunto, come già ripeto da anni ormai è incentrata sull'esterno e sullo studio mimetico della natura, ha portato questo parallelismo tra corpo femminile e femminilità.

Quando si parla di corpo femminile e di Fem non si parla esclusivamente di corpo fisico ma si parla di essenza, di stare al mondo, di tutto quello che comporta l'essere femminili. E quindi ha portato appunto questo parallelismo portando degli scatti di quello che è chiamato appunto un ecocidio ambientale che sono stati appunto gli ulivi colpiti dal batterio della Xylella Fastidiosa.

Giulia Barone - Fastidiosa

Ecco appunto perché la mostra si chiama Fastidiosa, prende nome appunto da questo batterio che chiaramente è stato trasportato su questi ulivi a causa di operazioni fatte dall'essere umano. Quindi sicuramente il Fem è un concetto che può essere declinato su su tanti aspetti, tutti quelli che prevedono anche una natura che tende a essere controllata, una natura che tende a essere violentata da parte dell'essere umano o da parte dell'uomo.

Ci tengo moltissimo a specificare e ribadire che Fem non è un progetto in cui il maschile è condannato. Fem è un progetto in cui si chiede al maschile di essere guardate nella nostra stessa essenza, più semplice, più pura. Non è un progetto escludente, non è un progetto in cui si condanna qualcun altro.

È un progetto in cui si cerca un dialogo vero e non un allontanamento.

Iride: Oltre a Giulia Barone, che è l'artista, di cui ci raccontava poco fa Serena Santoni, un'altra delle artiste in mostra è Chiara Bruni.

Chiara Bruni - FemHouse
Chiara Bruni - FemHouse

Andrea Acocella: La mostra di Chiara Bruni che porta il titolo evocativo di Fem House e l'ho curata io personalmente, quindi sono tornata a fare la curatrice ogni tanto oltre a gestire lo spazio, quindi me lo concedo... scherzi a parte con Chiara abbiamo fatto un lavoro che si è concentrato su la visione del corpo Fem nella pornografia contemporanea.

Quindi noi con Chiara abbiamo già avuto varie occasioni di collaborazione, abbiamo lavorato anche l'anno scorso e tendenzialmente lei ha sempre fatto una ricerca specifica sul corpo Fem cercando di cancellare in qualche modo il male gaze, quindi lo sguardo maschile sessualizzante, da immagini che prende dal passato ed è sempre un passato erotico. L'aveva fatto con noi attraverso le cartoline d'epoca.

Torna a farlo in quest'occasione partendo questa volta da un Penthouse, nello specifico il numero di gennaio dell'83 al quale poi lei ha restituito alcune immagini che sono al suo interno con dei collage fatti alla vecchia maniera, quindi non dei collage digitali.

Abbiamo lavorato molto sulla teoria um quindi la base di partenza effettivamente è molto teorica e siamo andati a riprendere molti scritti che sono stati prodotti negli ultimi anni.

Quindi siamo partiti proprio dal Fem nella lesbicità, nella sua essenza lesbica e la siamo andati a estrapolare poi all'interno delle riviste pornografiche perché ci siamo accorti che effettivamente è un tipo di narrazione quella che viene perpetrata sul corpo lesbico nella pornografia mainstream è quello della donna bionda bella, super attraente, fisicato, sempre contrapposta o meglio in interazione con un'altra donna anch'essa super, bellissima, iper femminile anche in questo caso.

Però ci siamo accorti giustamente che era un tipo di corpo sessualizzata per un onanismo maschile e quindi abbiamo cercato di restituire quelle immagini, come le immagini nella testa di quelle stesse donne lesbiche, però nella testa di Chiara. In questo siamo intervenuti femminilizzando l'aspetto fondamentale della pornografia.

Chiara Bruni - FemHouse
Chiara Bruni - FemHouse

Uno degli aspetti sicuramente interessanti della de di tutta la fase laboratoriale è stata quella di un po' di di maieutica rispetto al tema perché le artiste erano abbastanza spaventate nel cercare di affrontare un tema che loro vedevano così lontano perché effettivamente non si erano mai posizionate o riposizionate sul pensare a sé stesse in questo senso. L'esempio di Eva è un esempio eclatante perché comunque lei veniva già con un bagaglio sicuro. Era sicuramente la persona più sicura di sé in questo senso, perché già lo mette in pratica da molti anni nella sua ricerca: è una ricerca specifica sul corpo Fem, quella che lei fa da tanto tempo.

Le altre invece si sono dovute in qualche modo reinterrogare e uno degli aspetti più belli sicuramente è stato quello del cercare di far capire loro che l'avevano dentro.

E ripeto il fatto che questo questo progetto nasca anche in maniera laboratoriale è servito proprio nel creare quel momento safe dove potersi interrogare e poi c'è anche tutta la parte, quella sicuramente più divertente, dove poi finivamo a berci un bicchiere di vino dopo aver fatto le nostre belle chiacchiere e quello ha sicuramente affiatato il gruppo e abbiamo condiviso dei bellissimi momenti all'interno di bar.lina in quei lunedì in cui ci siamo ci siamo riunite.

Iride: Il progetto Fem è in mostra a bar.lina dal 5 di aprile al 26 maggio. Questo episodio andrà in onda anche in futuro. Chi volesse recuperare parte del lavoro svolto finora e delle artiste in mostra in questo periodo come potrà farlo?

Andrea Acocella: Uno dei canali privilegiati per vedere le immagini è o sul nostro sito che ricordo che è www.barlina.org. Il canale privilegiato è sicuramente Instagram quindi invito chiunque a seguirci. Siamo barlina.org_.

Iride: Oltre a Giulia Barone e a Chiara Bruni ci sono altre due artiste in mostra Livia Giuliani e Eva Maleen. Serena Santoni, ci vuoi raccontare qualcosa anche di loro?

Eva Maleen - Ovale
Eva Maleen - Ovale

Serena Santoni: Livia Giuliani è un'artista romana che lavora con il digitale e la sua mostra sarà in galleria dal tre al dodici maggio e sarà curata da Camilla Salvi, che è una curatrice indipendente attiva su Roma, mentre invece Eva Maleen sarà in galleria dal diciassette al ventisei maggio e appunto porterà delle opere pittoriche e la sua mostra sarà curata da Dani Martiri, attivista e e ricercatore.

Per quanto riguarda tutto il progetto mi auguro che in qualche modo possa aprire dei nuovi sguardi anche per il pubblico che entrerà a vedere ogni volta un'esposizione diversa. Mi auguro che veramente Fem divenga una sorta di ventaglio di declinazioni che poi si possono arricchire continuamente. Con Andrea stiamo già parlando di portare questo questo pacchetto, questo questo progetto in giro, presentarlo e in qualche modo farlo crescere sempre di più.

Ci auguriamo e speriamo appunto di ricevere delle risposte che vadano oltre all'ambiente artistico romano perché questo progetto, che è chiaramente un progetto che ha coinvolto delle artiste, ma mi piacerebbe appunto, che si parlasse di Fem in luoghi anche non legate né a tematiche queer né a circoli artistici o salotti romani.

Ma mi piacerebbe, appunto che questo progetto fosse sempre orizzontale, aperto verso realtà che magari possono coinvolgere le nuove generazioni, che possa appunto respirare e non rimanere chiuso all'interno di un circolo che se si guarda da fuori è una manciata di persone? Nel senso che comunque, per quanto siamo tanti, abbiamo tantissimo pubblico però mi piacerebbe che fosse appunto un progetto che possa coinvolgere realtà che non si occupano esclusivamente di espressione artistica o tematiche quer.

Iride: E vi invitiamo ad andare a vedere questa mostra, questo progetto Fem, a scoprire un po' meglio di che cosa si tratta e andare a scoprire insieme le riflessioni delle artiste in mostra presso bar.lina e per chi ascolterà questo episodio dopo il termine della mostra potete andare su barlina.org e sui profili social del del progetto bar.lina per andare a recuperare un po' di informazioni e andare a scoprire un po' meglio le artiste che ricordiamo sono Giulia Barone, Chiara Bruni, Livia Giuliani e Eva Maleen.

Grazie mille per essere state con noi Serena Santoni Santoni e Andrea Acocella. Potete trovare queste interviste e qualche contenuto speciale, tutti i contatti per scoprire meglio bar.lina e il progetto Fem sul nostro sito iride.art, sul sito di barlina.org e per chi ci ascolta sulle piattaforme di streaming e sui social, anche nei link qua in descrizione.

Eva Maleen - Ovale
Eva Maleen - Ovale

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Grazie ancora Serena Santoni e Andrea e alla prossima

Andrea Acocella: grazie a te

Serena Santoni: Ciao. Ciao. Vi aspettiamo a bar.Lina.